La mia Storia

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Da un contenzioso estenuante nasce il senso di giustizia.

Ultimo di otto figli, i miei sette fratelli nati a Montoro Inferiore (AV), prima del 1955, allorché la famiglia, in seguito ad un contenzioso giudiziario (nel quale, alla fine, ebbe ragione ma che la costrinse a vendere case, terreni ed animali per pagare gli avvocati, senza ricavare nulla dalla controparte), decise di acquistare un piccolo terreno (metri 10 x 10) a Battipaglia (SA) per costruire -pietra su pietra- un’abitazione di due stanze e cucina che ospitasse i nove componenti -padre, madre e sette figli- per ricostruire un’esistenza distrutta.

Il 9/12/1956 nacqui io, l’ottavo figlio.

Il Collegio ed il Seminario.

La casa era piccola e priva di acqua corrente. Io dormivo con mio fratello di due anni più grande– uno a capo ed uno a piedi- in un lettino in camera dei miei genitori. Poi mio fratello andò in Collegio ed io volli seguirlo.

Ho frequentato dalla seconda alla quinta elementare in Collegio con le suore, ricordo con affetto suor Terenziana, suor Enza,  una bellissima ragazza, e la mia Maestra Maria Luisa Paglioli che veniva a scuola con una Fiat 500 bianca.

Finite le elementari mi trasferii in Seminario a Domicella (AV) dove frequentai la prima media.

Il ritorno a casa

Arrivai così al 1967 quando il mio secondo fratello, Gaetano, che prima di partire per la ferma obbligatoria di leva militare aveva lavorato nella più rinomata pasticceria di Battipaglia, – Pagano-, di ritorno dal militare decise di aprire una pasticceria. Questo evento determinò la fine della mia vocazione in quanto richiamato   a casa per dare una mano in pasticceria ed imparare il mestiere.

La mattina, prima di andare a scuola, con la bicicletta consegnavo guantiere di cornetti e zeppole ai vari Bar che mio fratello riforniva. Una mattina, frequentavo la III media, la vice preside mi attese sulle scale davanti alla scuola per rimproverarmi per i miei pantaloni apparentemente impolverati; Dovetti spiegargli cosa facevo prima di andare a scuola e che non era sporco ma farina. Non mi sembrò per niente interessata e continuò a rimproverarmi.

Dopo quella mortificazione il mio rapporto con la scuola  fu di reciproco sospetto, Presi la III media  e consideravo chiusa la mia carriera scolastica. Avrei fatto il pasticciere. Ma, proprio quell’anno a Battipaglia si aprì una succursale del liceo da Procida di Salerno ed un mio amico, comunista sfegatato, poi sindacalista ed infine, alla chiusura della sua fabbrica, diventato industriale, venne ad insistere con mia madre perché mi costringesse a frequentare il liceo scientifico che avevano appena aperto. E fu così che mia madre mi impose di frequentare il liceo ma questo non mi esentò , secondo le convinzioni di mio padre, dal frequentare la pasticceria per imparare il mestiere, cosa che feci per i cinque anni del liceo lavorando tutte le estati e facendo le seguenti considerazioni: d’estate, che ero costretto a lavorare, dicevo che era meglio andare a scuola e d’inverno, che andavo a scuola, dicevo che era meglio lavorare.

Si sa che il genere umano non è mai contento ed io non facevo eccezione!

Gli anni di piombo e la pasticceria.

Mi diplomai nel 1974; l’Italia attraversava un periodo buio della sua storia fatta di scontri con la polizia, di violenza nelle strade, di uccisione di poliziotti, magistrati, avversari politici, ed il mio ultimo fratello, più grande di me di due anni con il quale era stato in collegio, nel frattempo invece di fare il militare aveva scelto di andare nella polizia a fare servizio sostitutivo della ferma obbligatoria per tre anni. Io nel frattempo mi ero iscritto alla facoltà di giurisprudenza ma in famiglia eravamo preoccupati per mio fratello, per il clima di violenza che investiva la polizia con scontri di piazza, attaccata da estremisti di destra e di sinistra.

Così in famiglia si decise, con mio fratello, che alla fine della ferma triennale, che scadeva di lì a pochi mesi, avrebbe rassegnato le dimissioni e, tornato a Battipaglia, avremmo aperto insieme un’altra pasticceria.

Così avvenne ed io dividevo il mio tempo tra la pasticceria, dalle sette di mattina alle 15 del pomeriggio, e lo studio di diritto privato dalle 15 alle 19:30 allorché ritornavo in pasticceria per chiudere la giornata è rientrare a casa.

Il martedì, giorno di chiusura delle pasticcerie, era un giorno che mi prendevo tutto per me e la ragazza di cui ero innamorato, anch’essa iscritta a giurisprudenza, e la nostra meta, dopo l’università, era quasi sempre la costiera amalfitana. I miei amici mi chiedevano perché andassi all’università se avevo la pasticceria, ed io -memore dei racconti di mia madre di come quel contenzioso giudiziario ci avesse rovinato - rispondevo che lo facevo per cultura personale perché conoscendo le leggi anche facendo altro puoi sempre difenderti meglio. La conoscenza è sempre stata un valore in più qualunque cosa si faccia.

La vita sconvolta

Così proseguìi i miei studi, il lavoro in pasticceria, il rapporto con la mia ragazza della quale ero perdutamente innamorato, fin quando, il 23 novembre del 1980, il terremoto dell’Irpinia non sconvolse la vita di migliaia di persone e, di lì ad un mese, il giorno di Natale dell’80, anche la mia vita venne sconvolta da un evento imprevisto ed imprevedibile: la mia ragazza uscì fuoristrada con la macchina e riportò un trauma cranico per il quale, dall’ospedale di Polla (SA),  in elicottero, fu trasportata al Cardarelli di Napoli al reparto rianimazione. Mi precipitai a Polla appena in tempo per vederla salire in barella sull’elicottero e di lì la seguìi in macchina a Napoli, al Cardarelli.

Rimasi dietro i vetri della rianimazione per nove giorni fin quando non la trasferirono al reparto di neurochirurgia in attesa che si risvegliasse dal coma. Le rimasi accanto giorno e notte, sempre attendendo che si svegliasse, ma ulteriori complicazioni, me la portarono via il 23 gennaio del 1981.

Fu così che a 24 anni mi trovai ad affrontare il primo grande lutto della mia vita, la perdita della compagna con la quale avevo immaginato il mio futuro. Inimmaginabile è la sofferenza che può darti la vita quando meno te l’aspetti.

Avevo bisogno di fuggire, allontanarmi da qui, vivere in solitudine la mia angoscia e nel contempo, per rispetto di me stesso e del suo ricordo, conseguire comunque la laurea dalla quale mi dividevano ancora quattro esami e la tesi.

La Renault, la Sicilia e la Calabria

Il caso volle che un amico mi segnalasse che la Renault Italia avrebbe effettuato una selezione per la ricerca di un funzionario commerciale addetto a controllare la rotazione delle merci nei magazzini ricambi dei propri concessionari per la Sicilia la e la Calabria. Telefonai alla Renault Italia a Roma e proposi la mia candidatura. La segretaria che  mi rispose mi fece osservare che era per la Sicilia e la Calabria ed io ero di Salerno; risposi che ero disponibile a trasferirmi qualora mi fosse stato assegnato l’incarico . Così, dopo circa un mese, un telegramma mi avvisò che di lì a tre giorni mi sarei dovuto trovare presso l’Hotel Zagarella di Cefalù, vicino a Palermo, per sostenere un colloquio di selezione.

Al colloquio ci trovammo in otto candidati di cui uno calabrese, sei siciliani, ed io che venivo da Salerno. Uno psicologo ci sottopose a ripetuti test e colloqui, sia individuali che di gruppo, chiedendomi perché aspiravo a quel lavoro se mi mancavano pochi esami per diventare avvocato ed io rispondevo che non pensavo di voler fare l’avvocato che c’era dignità in ogni lavoro, anche nel fare lo spazzino, purché ognuno svolgesse al meglio l’incarico affidatogli.

Alla fine della giornata, che era seguita ad una notte di viaggio, essendo partito da Battipaglia la sera del giorno prima del colloquio, forse vista la mia determinazione, fui selezionato per quell’incarico.

Da lì ebbe inizio un’altra fase della mia vita che durò circa due anni nei quali partivo il lunedì verso le quattro di mattina da Battipaglia per trovarmi a Messina, dove avevamo la direzione commerciale di zona, non oltre le 10:00 e da dove avrei dovuto chiamare il mio ufficio di Roma per comunicare il programma settimanale che avrei svolto e i concessionari e le officine autorizzate che avrei visitato ogni giorno. Ricordo che non c’erano cellulari!

Così ogni mese passavo tre giorni a Roma a preparare con i colleghi di tutt’Italia il lavoro che avremmo svolto nel mese seguente ognuno nella propria zona di competenza.

Ripresi da telecamere simulavamo incontri con i concessionari ai quali dovevamo controllare i fatturati e la rotazione dei magazzini ricambi. Per viaggiare avevamo  l’auto di servizio nuova di zecca che costituiva un vero e proprio status symbol che tutti i miei amici mi invidiavano, oltre al rimborso spese per carburante, alberghi e ristoranti -ma non a pie di lista- ed al rimborso del costo dei francobolli per inviare ogni sera il rapporto delle attività giornaliere sia a Roma che a Parigi alla sede centrale della Renault. Nel frattempo continuavo i miei studi a sera in albergo o nelle pause pranzo e, dopo un anno “sabbatico” benché impegnato in questo lavoro, sostenni i vari esami che ancora mi mancavano e preparai la tesi di laurea con la comprensione del professore al quale avevo assicurato che mai avrei fatto l’avvocato a spese della gente essendo già impegnato con il mio lavoro di funzionario della Renault.

Commenti

  1. E invece , per fortuna, hai cambiato idea...la vita ti ha insegnato che niente è scontato e, soprattutto, ogni decisione coraggiosa ha il suo prezzo ma anche il suo premio...e oggi sei un brillante Avvocato, degno del ruolo e della funzione che svolgi. Oggi puoi essere fiero di essere diventato un Uomo ! Fiera di esserti amica...

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    1. Grazie Maria Teresa ma non è finita qui; poiché la realtà supera sempre l'immaginazione, quando mi sentirò pronto a riprendere il filo del racconto degli eventi che ancora oggi-a ripensarci -sorprendono anche me, scriverò il seguito confidando di non annoiare ma di essere di ispirazione per coloro con cui condivido il viaggio della nostra esistenza.
      Un caro abbraccio, Tullio

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  2. Ho letto con curiosità ed attenzione la Tua Storia, caro Collega Parrella.. una storia in cui il lungo percorso di studi si è inevitabilmente intrecciato con episodi di vita quotidiana, piacevoli e non.. un po' come la Mia Storia.. un giorno Te la racconterò! Complimenti e congratulazioni! Un abbraccio a distanza.. da Gualdo Tadino! Cinzia Frappini

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